La storia del trapianto di capelli

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La storia del trapianto di capelli

Il trapianto di capelli rappresenta la soluzione chirurgica alla calvizie. Consiste nel rinfoltimento delle aree glabre o diradate del cuoio capelluto, tramite l’estrazione di follicoli donatori dalla nuca. In questa zona dello scalpo, infatti, definita in gergo tecnico “area donatrice”, i follicoli piliferi non sono intaccati dall’azione degli ormoni androgeni e sono, di conseguenza, permanenti.

In base alla gravità e all’estensione della calvizie, alle caratteristiche dei capelli e della pelle, alla ricchezza dell’area donatrice e alle aspettative del paziente, si procede con l’inserimento dei follicoli prelevati in siti appositamente creati nella zona glabra, definita “area ricevente”.

 

La storia del trapianto di capelli. Dalle origini ai giorni nostri

Data la rilevanza culturale dei capelli in tutte le culture, l’uomo si è interessato ai trattamenti contro la calvizie sin dall’antichità. Già gli antichi Egizi, più di 4.000 anni fa, erano stati in grado di intuire la connessione tra la caduta dei capelli e la vascolarizzazione del cuoio capelluto. 2000 anni dopo, Ippocrate comprese il ruolo degli ormoni androgeni come causa principale di quella che noi oggi definiamo alopecia androgenetica.

Fu il tedesco Dieffenbach a parlare per la prima volta della possibilità di trapiantare peli, pelle e piume di animali, nella sua tesi presentata al termine dei suoi studi universitari nel 1822.

Si dovette attendere fino al 1940 per assistere al primo trapianto di capelli eseguito su essere umano in Giappone. La necessità di effettuare questo tentativo nacque dopo la seconda guerra mondiale, per guarire ustioni e cicatrici dei sopravvissuti ai campi di battaglia. Purtroppo, però, non esiste una documentazione scritta riguardo alle tecniche utilizzate e all’esito dell’operazione.

Il principio cardine del trapianto era simile a quello utilizzato ancora oggi, sebbene estremamente rudimentale se messo a confronto con le tecniche attuali: tramite l’ausilio di uno strumento, che prese poi il nome di punch, si estraevano piccole losanghe di pelle dallo scalpo, che erano poi innestate su altre zone dello scalpo, o delle sopracciglia.

Nel 1959, Norman Orentreich, considerato oggi il padre della chirurgia della calvizie, diffuse la tecnica del trapianto di capelli in tutto il mondo. Nel 1975 l’argentino Juri utilizzò per la prima volta la tecnica della rotazione dei lembi, oggi del tutto abbandonata.

Si dovette attendere fino al 1982 per la nascita di un approccio innovativo, ad opera di Rolf Nordstrom e Manny Marrit, che rappresenta la vera base delle tecniche tutt’oggi utilizzate, cioè l’autotrapianto monobulbare.

Naturalmente, negli ultimi decenni, le tecniche hanno subito un costante e radicale perfezionamento. Un’attenzione particolare si presta oggi verso la conservazione dell’area donatrice, la qualità degli innesti realizzati, la salute del cliente e l’ottenimento di un look del tutto naturale tramite lo studio e l’analisi di tutte le regole morfologiche del volto.

Nonostante i risultati attuali siano nettamente migliori rispetto al passato, la chirurgia del trapianto di capelli rappresenta ancora oggetto di studio di esperti specializzati in tutto il mondo, che non smettono di coniugare il proprio know-how alle nuove evoluzioni scientifiche e tecnologiche al fine di perfezionare costantemente le tecniche offerte ai pazienti.